La farina di Manitoba viene coltivata nel Nord America dove trova il suo habitat ottimale: giusto tasso di umidità e suolo fertile. Manitoba è il nome dell’antica tribù indiana che abitava quei luoghi.
E’ una farina di grano semiduro molto ricca di proteine che si presta alla produzione di pane e di dolci a lunga lievitazione. Proprio per la grande presenza di proteine, la Manitoba viene classificata come farina forte.
Le proteine insolubili maggiormente presenti nella farina di Manitoba sono la gluteina e la gliadina che, a contatto con l’acqua, producono glutine. Questo, proprio come suggerisce il suo nome, ha la proprietà di agglutinare, di formare cioè una rete capace di trattenere aria e amidi negli impasti lievitati. Per questa caratteristica i prodotti preparati con la farina di Manitoba sono più morbidi, collosi e mantengono la cottura.
Qui si potrebbe aprire il capitolo del glutine: fa bene o fa male? Ma ne parleremo approfonditamente in un altro articolo.
In genere la Manitoba non viene usata da sola, ma mescolata ad altre farine per ottenere impasti più equilibrati.
Il fatto che questa farina venga prodotta dall’altra parte del mondo non la rende certo un alimento sostenibile: il suo trasporto implica un’emissione di anidride carbonica che annulla le sue qualità. Per questo suggerisco di utilizzare farine nazionali.
Inoltre occorre fare molta attenzione agli ingredienti riportati sulla confezione della farina di Manitoba. Alcuni produttori, infatti, aggiungono l’additivo E300, acido L-ascorbico. Questa sostanza viene utilizzata come conservante e per il suo potere lievitante. Normalmente viene aggiunto a farine scadenti per migliorarne la qualità. Quindi attenzione sempre alla qualità dei prodotti che comprate.