Come avete visto, ho deciso di offrire un servizio in più nel mio studio: il test delle intolleranze alimentari. Una scelta sicuramente coraggiosa visto il tanto parlare che si fa sull’argomento. Tanti sono i test poco affidabili che vengono proposti, ma da tempo si stanno facendo strada altri esami che, nonostante siano scientificamente validati, non trovano il beneplacito di tutto il mondo scientifico.
Il motivo è presto detto. Questi test mettono in contatto i globuli bianchi presenti nel sangue con gli estratti di alcuni alimenti. Se siamo in presenza di intolleranza alimentare, il contatto con l’estratto dell’alimento incriminato crea una reazione che, in base alla sua intensità, viene classificata con un numero crescente. Ed è proprio questo l’oggetto di discussione: la valutazione del grado di intensità della reazione è affidata esclusivamente all’operatore perché non esistono protocolli standardizzati da seguire.
Questo è vero. Ma se si verifica una reazione, poco importa che sia di intensità 2 piuttosto che 3: l’intolleranza è presente!
Vi riporto la mia storia che vi farà capire il perché della mia convinzione sulla validità di questi test. Durante la mia seconda gravidanza ho iniziato ad avere una brutta dermatite alle mani, concentrata soprattutto tra le dita. Il prurito era diventato insopportabile, così decisi di andare da una dermatologa. Mi diagnosticò una dermatite da contatto e mi prescrisse saponi speciali e creme al cortisone. Non ottenni risultati soddisfacenti e per questo decisi di fare un test delle intolleranze alimentari.
Risultai sensibile a 14 alimenti, molti dei quali erano la base della mia alimentazione quotidiana. Li eliminai immediatamente studiando un piano di sostituzioni. Nel giro di pochi giorni mi sparì completamente la dermatite.
Ecco perché credo fermamente nei test sulle intolleranze alimentari e nella dieta che permette all’organismo di disintossicarsi.