La Dieta a Zona è stata ideata dal biochimico statunitense Barry Sears nel lontano 1995. Le basi su cui si fonda hanno fondamento scientifico: parte dal presupposto che il cibo sia un farmaco e come tale abbia un potente effetto sul nostro organismo; bilanciando i macronutrienti secondo i complicati calcoli del dr. Sears, si dovrebbe riuscire a mantenere l’insulina, l’ormone responsabile, tra le altre cose, dei livelli di zucchero nel sangue, in una zona di valori non troppo alta e non troppo bassa.
Bilanciando carboidrati, proteine e grassi rispettivamente al 40, 30 e 30% dell’apporto calorico giornaliero, la Dieta a Zona garantisce il raggiungimento della salute psico-fisica, il controllo ormonale attraverso il cibo e l’aggiustamento dei valori di colesterolo e indice glicemico.
Ma allora è la dieta perfetta?
Non pare. Fondamentalmente è una dieta fortemente ipocalorica e iperproteica, molto lontana dal modello di dieta bilanciata che si cerca di seguire oggi. D’altra parte in 17 anni la scienza dell’alimentazione ha avuto modo di andare avanti e di avvalersi di scienziati aggiornati ed esperti in fatto di fisiologia umana, epigenetica, nutrigenomica e nutraceutica.
Entriamo nel dettaglio: secondo i calcoli di Sears, un uomo di stazza media e classica vita sedentaria dovrebbe sopravvivere con circa 1200 Kcal al giorno, un valore ben lontano da quello che corrisponde al suo metabolismo basale, che dovrebbe essere di circa 1680 Kcal.
Sapete cos’è il metabolismo basale? Il numero minimo di calorie che serve all’organismo per svolgere le sue attività fisiologiche. Al di sotto di questo valore si parla di malnutrizione perché il nostro fisico non riesce ad ottenere dall’alimentazione tutto ciò che gli serve per svolgere correttamente le sue funzioni.
Non a caso molti sostenitori Pro-Zona cercano di raggiungere il fabbisogno giornaliero aumentando l’apporto di grassi (fortemente calorici).
Si dimagrisce, certo, ma alimentandosi in modo sbilanciato.
Vi ricordo che le percentuali dei macronutrienti in una dieta bilanciata sono le seguenti:
- Carboidrati: 55-65% delle calorie giornaliere
- Grassi: 15-30% delle calorie giornaliere
- Proteine: 10-20% delle calorie giornaliere
Quindi, per ottenere il 30% delle calorie giornaliere dalle proteine, come detta la Dieta a Zona, occorre aumentare il consumo di carne, e questo va contro quello che tutti i Nutrizionisti più aggiornati dicono da anni: limitare il consumo di carne, in particolare di quella rossa! I motivi sono presto detti:
- Aumenta il rischio di tumore al colon: non è cibo gradito ai batteri amici che colonizzano il nostro intestino.
- Affatica i reni: la sua digestione provoca numerosi scarti che devono essere espulsi con le urine.
- Contiene molti grassi saturi: quelli che stiamo cercando in tutti i modi di limitare nelle nostre diete.
Insomma, la scienza va avanti e rimanere ancorati a modelli vecchi di lustri non è una scelta oculata. Per non parlare poi del fatto che la Dieta a Zona, come altri regimi alimentari di moda, oltre a diffondere le loro teorie con la pubblicazione di tantissimi libri, si avvalgono di un potente mercato di prodotti molto costosi ma scadenti dal punto di vista nutrizionale.
La Natura ci offre già tutto quello di cui abbiamo bisogno per nutrirci nel migliore dei modi.